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sabato 28 luglio 2012

Alex Fedele: I delitti del fantasma incandescente(3°parte) #48 (seconda stagione)


I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE (3°Parte)


 Cos’è successo nelle prime due parti?

Bianca viene invitata da Barbara in una baita in montagna, ritrovo di alcuni laureandi con la passione per la sceneggiatura e la scrittura.. Il giorno dopo, infatti, avverrà un incontro con un noto scrittore di libri gialli. Decidiamo di unirci anche noi. Durante la serata facciamo la conoscenza di tutti i membri del club, ma durante la notte accadde qualcosa di imprevisto. La mattina dopo ritroviamo il cadavere di Sandro in uno sgabuzzino della baita. Chi è il colpevole? Intanto Katia è sconvolta e ha un’accesa discussione con Barbara. Io e Flavio perlustriamo la stanza della vittima, ma non troviamo niente di rilevante. Intanto Katia, uscita con Bianca, Fabio e Andrea per una passeggiata, viene assalita da un uomo con passamontagna ed un lungo mantello nero. Questi la porta via e poco dopo la ritroviamo cadavere nel boschetto adiacente alla baita. L’assassino non ci da scampo, ma chi sarà?




CAPITOLO IV - Collegamento

«Non possiamo nemmeno chiamare la polizia, vero?» domandò Giuseppe. Era in preda al panico e gli occhi gridavano incredulità e terrore.
«No. Avete preso una baita senza telefoni fissi e i cellulari non prendono in questa zona» rispose Flavio.
«E lei come fa a saperlo?» domandò Veronica. Era stata in silenzio tutto il tempo e aveva passato minuti, ore a piangere senza interruzione. Non le sembrava possibile che tutto ciò stesse accadendo davvero.
«Crede che non abbia già provato a telefonare? Ho provato con tutti i cellulari che avevo a disposizione, ma nessuno ha la linea».
«Siamo fottuti» disse ironicamente Elia.
«Che cos’è questo?» disse Barbara avvicinandosi ad un luccichio. Si chinò a terra e cominciò ad esaminare chissà cosa.
«Barbara, cosa fai? Hai trovato qualcosa?» le domandò Bianca.
«Non so … c’è un pezzetto di carta che brilla qui …».
«Fa’ vedere» le dissi facendola scostare.
«Ehi, che maniere!».
Mi chinai anch’io su quel piccolo pezzo di carta, e al tatto mi accorsi che altro non era che scotch.
«Nastro adesivo fluorescente».
«Cosa?» domandò Flavio.
«Nastro adesivo fluorescente» ripetei alzando lievemente il tono della voce.
«E cosa ci fa lì?».
«Questo vorrei tanto saperlo anch’io. Questo però ci fa capire una cosa …».
«Uh?».
«Il fantasma che diceva di aver visto Katia, probabilmente usava questo stratagemma per sembrare incandescente».
Vidi che i loro volti non erano convinti.
«Pensateci bene … al buio, tranquillizzati dal sonno … può sembrare che questo nastro sia come infuocato».
«Be’, il ragazzo non ha tutti i torti» asserì Laura.
«Cercate di ricordare» disse Flavio rivolgendosi a Fabio «c’è qualcosa che avete notato, magari di sospetto, al momento del rapimento? Una frase, un atteggiamento. Tutto fa brodo».
Il ragazzo ci pensò un po’ su, poi roteò gli occhi al cielo e disse che non aveva notato niente di particolare. Bianca invece ricordava una frase.
«Ha detto più o meno così … » sussurrò tra sé e sé.
«Cioè? Puoi ripetere?» le chiese suo padre.
«”Perché lo fai”?».
Flavio assunse un atteggiamento pensieroso. «Capisco» ultimò.
Beato lui.

Tornammo alla baita e Laura ci preparò dell’ottimo caffè. Era espresso, una cosa leggera. Ricordo che Flavio lo prese corretto, come al solito, mentre io macchiato.
«Fratellone, mi porti in bagno?» mi chiese Andrea. Dovevate vederlo, con i suoi piccoli e frenetici occhietti che mi chiedevano di accompagnarlo.
«Cos’è questa novità? Di solito ci vai sempre da solo».
«E che …» mi fece abbassare alla sua altezza, poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò:
«E se incontro il fantasma?».
Lo guardai scioccato. Poi dolcemente lo carezzai. «Non c’è alcun fantasma, vai tranquillo».
«Fratellone, ho paura …».
«E dai Andrea, fa il bravo bambino …».
«Se vuoi ce lo porto io» intervenne Bianca.
«Be’ … ma ci sa andare anche da solo e  …».
«No! Bianca no!» esclamò Andrea. Divenne rosso in viso e le gote gli divennero infuocate.
«Come no?» gli domandai incredulo.
«No! Dai Alex, vieni con me!».
Dopo aver sorriso imbarazzato verso Bianca, sbuffai un po’ e decisi di accompagnarlo. Mentre salivamo le scale gli domandai:
«Si può sapere perché non hai voluto che ti accompagnasse Bianca?».
«Ma lei è una femmina!».
«Tutto qui?».
«Come “tutto qui”?».
«Tutto qui?» ripetei.
«Ma è una femmina!».
«Hai cinque anni … ti vede come un bambino!».
«Ma io sono un bambino!».
«Appunto … perché dovresti …».
«Perché i maschietti vanno al bagno con i maschietti e le femminucce con le femminucce! Te lo sei scordato?».
«Sì, è chiaro, ma Bianca ormai è come una sorella per te. Non ci sarebbe stato niente di male se …».
Non mi fece nemmeno finire di parlare e si infilò nel bagno.
«Fà presto, almeno» gli urlai.
Mentre lo aspettavo continuavo a pensare al caso. L’assassino era stato molto ambiguo. L’unica cosa che avevamo di lui era un pezzetto di nastro adesivo fluorescente e le parole pronunciate da Katia nei suoi confronti. Senza dubbio era una persona molto preparata. Chissà da quanto tempo stava premeditando di compiere quella brutalità.
Notai che la porta della camera di Katia era aperta. Che strano, mi sembrava che Flavio l’avesse chiusa. Entrai e vidi che gli effetti personali della ragazza erano rovesciati a terra. La sua valigia era aperta e sul parquet c’erano deodoranti, profumi, portafoglio, chiavi, tessere bancomat, insomma, tutto ciò che potesse servire in qualche giorno di relax.
Poi vidi una foto rovesciata. Era vecchia, scattata da una Polaroid. La foto ritraeva Giuseppe e Katia, vicini, in atteggiamenti senza dubbio equivoci, ma al contempo lampanti per un punto di vista esterno come il mio.
Ora cominciavo a capire e la cosa diventava sempre più chiara. La fotografia aveva aperto gli spazi per un tipo di deduzione molto precisa. A terra c’era anche il cellulare della ragazza e aprendolo mi accorsi di quanto il caso fosse all’apparenza complicato, ma allo stesso tempo semplice e quasi elementare.
«Fratellone, scendiamo? C’è un caso da risolvere!» mi urlò Andrea.
Uscii dalla stanza e quasi in trance gli dissi: «Sì, è vero, ma è solo questione di tempo … ».

CAPITOLO V – Sbattere in faccia la realtà

«Speriamo si risolva tutto. Ho paura e voglio andare a casa» sentii dire a Laura.
«Tutto questo ha però un animo quasi gotico, non trovate?» disse freddamente Veronica.
«Gotico? Tu sei matta, altro che gotico!» interruppe Giuseppe.
«Che intendi precisamente con il termine “matta”?» gli chiesi.
Mi guardò fisso per un attimo. Poi inarcò leggermente il sopracciglio sinistro e rispose.
«Che … che domande sono?».
«Sono pur sempre domande, no? Rispondi …».
«Non è sana di mente insomma. Non serve un genio per capire che …».
«Quindi» dissi interrompendolo maleducatamente «per te una persona “matta” è un insano di mente, uno psicopatico, un socialmente disadattato, giusto?».
«Non la metterei proprio …».
«Dimmi, per te … un assassino è folle?».
Una piccola lucina gli balenò negli occhi e per un attimo mi parve di aver stabilito con lui un collegamento indissolubile.
«Sicuramente» rispose freddamente.
«Bene. Sapete,» dissi rivolgendomi all’intera stanza «sono accadute molte cose strane ultimamente e … ».
«Sono avvenuti ben due omicidi!» disse Flavio entrando in discorso. «E mentre cerco di ragionare, gradirei che tu stessi zitto!». Mi si era parato davanti e pur tenendo lo sguardo basso riuscii ad intravedere i suoi occhi che mi scrutavano rabbiosi.
«Gradiresti, eh? E se ti dicessi di sapere chi è l’assassino?».
«Cosa?!» esclamò urlando. Balzò all’indietro e mi sentii così tanti occhi addosso da provare imbarazzo.
«Conosci il nome dell’assassino?» domandarono in simultanea Bianca e Fabio. «Ma non è possibile. Hai trovato qualche indizio?» domandò quest’ultimo.
«Già» dissi avvicinandomi alla libreria. Il padrone di quella baita doveva essere molto colto. Avevo notato decine e decine di libri sulla medicina e volumi sui principi della medicina interna, analisi di pagine e pagine sulla psicologia clinica, tomi sulle esigenze anatomiche e quant’altro.
«E quali sono?» chiese ancora Fabio. Sembrava un bambino il giorno di Natale.
«Al tempo. Innanzitutto ricapitoliamo tutto ciò che è accaduto. Prima abbiamo ritrovato il cadavere di Sandro in uno sgabuzzino e poi quello della sua ragazza Katia, in mezzo al boschetto».
«Fin qui è chiaro» disse Veronica. «Nulla di difficile».
«Lieto di sentirtelo dire, perché il difficile arriva proprio adesso. Partiamo dalla prima cosa strana. Nel boschetto abbiamo ritrovato un piccolo pezzetto di nastro adesivo fluorescente» affermai mentre giocherellavo con un soprammobile a forma di elefante.
«Forse voi ignorate» continuai «che questo tipo di nastro adesivo è servito al nostro assassino per poter convincere tutti della sceneggiata del fantasma incandescente. Infatti, il fatto che Katia vedesse l’assassino, era già premeditato da tempo!».
«Cosa? Vuoi dire che l’assassino si è fatto notare apposta dalla vittima?» chiese Flavio.
«Quasi. Il fatto è che in questa situazione … recita un ruolo molto importante l’amore».
«Cosa c’entra adesso l’amore?» chiese Barbara confusa. «Scusami Alex, ma non capisco …».
«Vedete … come posso spiegarlo? L’assassino ha voluto farsi vedere da Katia perché …» mi fermai.
«Perché?» mi incitò Bianca.
«Perché è stata la stessa Katia a chiederglielo!».
«Cosa? Stai vaneggiando! Katia non può aver …» Flavio era fuori di sé e sembrava infervorato.
«Oh sì che ha potuto. Ha potuto eccome. Perché Katia era complice dell’assassino!».
«Katia era … era complice del fantasma?» domandò Elia.
«Ma quale fantasma! Non l’hai ancora capito? L’assassino si è avvolto completamente in un fascio di nastro adesivo fluorescente. Al buio avrebbe brillato e così avrebbe dato l’impressione di una creatura soprannaturale. La cosa bella però è che Katia è stata tradita dal suo stesso complice, finendo così per essere uccisa a sua volta».
«Ma quali prove hai per affermare questo??» mi chiese Bianca.
«Ricordi le parole di Katia?».
«Certo … ».
«Potresti ripeterle, per favore?».
«”Perché lo fai?”» ripeté a bassa voce con lo sguardo nel vuoto. Era come se stesse ragionando.
«Quella frase, in quella determinata circostanza, fa capire che l’assassino è in realtà un conoscente della vittima, altrimenti avrebbe gridato di lasciarla stare, o cose simili. Di conseguenza, è così che ho dedotto che Katia forse conosceva il suo aggressore. Una vittima normale avrebbe gridato, avrebbe implorato aiuto, ma non avrebbe mai urlato a squarciagola quelle parole» dissi forzando la voce.
«Ok, ma è tutto qui?».
«No di certo. L’assassino comunicava quotidianamente con la vittima, gli spediva messaggini e i due erano praticamente amanti. Insomma, l’omicida di Sandro e di Katia, altri non è che Giuseppe! Sei stato tu, confessa!» urlai puntando il dito contro il ragazzo.

Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. Poi si alzò lievemente dal divano e mi venne incontro. «Devi dimostrarlo, piccoletto».
Ok, non ero un gigante, ma chiamarmi addirittura “piccoletto”, mi sembrava nettamente eccessivo.
«Lo farò. Guarda, non ti conviene continuare a negare. Il nastro adesivo nel quale era avvolto il fantasma è un tipo di scotch che si usa nel mondo del teatro, oppure dello spettacolo. Serve per far capire agli attori quale posizione assumere o in quale posizione del palco fare la propria entrata quando le luci sono già state spente».
«E quindi? Vorresti incolparmi solo perché faccio lo sceneggiatore e sono in contatto diretto con il cinema, o con il teatro? Non ti pare che la tua accusa sia fragilina?» mi chiese arrabbiato.
«Allora spiegami i messaggini sul cellulare della vittima. Spiegami questi!» gli dissi mostrandogli il cellulare.
Poi continuai «Mercoledì. Katia manda un sms a Giuseppe. “Non vedo l’ora di stare con te amore mio. Mi manchi e qui la situazione è molto piatta … A stasera”».
Stava crollando.
«Giovedì mattina, ore cinque e quarantacinque. “La notte che ho passato con te è stata la più bella della mia vita. Grazie per essere solo mio. Tra poco sarò anch’io solo tua. Ti amo”».
Si grattò la fronte, come per simboleggiare stanchezza e frustrazione.
«Venerdì. Ore dieci e venticinque. “Non ce la faccio più. Altro terzo grado. Sbrigati a farmi solo tua”. E poi ancora, c’è n’è un altro di Sabato che …».
«Basta così …» disse lasciandosi andare sulle ginocchia.
«Perché l’hai fatto? Sandro non ti aveva fatto nulla!».
«Sandro era una persona orribile, un mostro. Katia era così delicata, così amorevole. L’amavo troppo».
«L’amavi, eh?» disse Bianca intervenendo. Aveva osservato tutta la scena con gli occhi bassi e adesso questi le si erano riempiti di lacrime.
«No, tu non l’amavi affatto! Una persona che ne ama un’altra non si sognerebbe nemmeno di accostare vicino due sentimenti tanto forti quanto diversi come odio e amore. In realtà, non hai mai amato quella donna! Era solo una bambola con la quale ti divertivi a giocare! E come se non bastasse l’hai anche uccisa! Sei un mostro!» e così dicendo gli tirò un violentissimo schiaffo sulla guancia. Fabio fece un’espressione di stupore, ma temendo in una reazione dell’assassino la ritirò indietro con la forza.
Non avevo mai visto Bianca così arrabbiata, a parte quando suo padre le parlò della verità a proposito di sua madre.
«L’hai uccisa perché non ti voleva più, non è vero?».
«Già» disse con gli occhi bassi. «Si era già innamorata di un altro e una volta compiuto il delitto … ha cominciato a mandarmi sms minatori, minacciando di rivelare tutto alla polizia».
Tutto finì lì, in una breve ma intensa foschia che avvolse quella maledettissima baita. Finì con le lacrime di Bianca, lo stupore di Fabio, la fermezza di Flavio e il mio sguardo severo.
Finì tutto con l’amore e con l’odio, tutto com’era cominciato.


 ANTICIPAZIONE EPISODIO 49: Un caso giocato sull'intuito, sulla voglia di stupire, sulla facoltà di lasciarsi andare. Perchè a volte l'intelligenza non basta e serve fantasia ... la stessa fantasia che coordinerà i nostri durante un caso nella quale scopriranno ... il buio di un posto bellissimo! ALEX FEDELE EPISODIO 49 - LA PARTE OSCURA DEL TEATRO. Solo qui a partire dal 4 Agosto 2012! NON PERDETELO PER NESSUNA RAGIONE!

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