I
DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE(1°Parte)
PROLOGO: Una baita in montagna diventa lo scenario perfetto per una serie di efferati delitti. Ma c'è un problema. I nostri arrivano a pensare che il colpevole sia niente poco di meno che ... UN FANTASMA!
Sigla di oggi: "Eternity" by Robbie Williams
CAPITOLO
I – Festival di buonismo
Un consiglio personale. Se avete
figlie femmine, guai a dirle di no. No, no, non ho messo incinta nessuna
ragazza e né sono improvvisamente diventato maschilista. Figuriamoci. Solo ho
imparato a tradurre in parole i pensieri che passano per la testa di Flavio.
«Papà ci posso andare?» fu la
prima frase che Bianca pronunciò non appena mise giù la cornetta del telefono
dell’ingresso. Eravamo a cena e mangiavamo hamburger. Alla televisione davano
il notiziario di canale dieci e Flavio era talmente concentrato che prima di
capire le parole di sua figlia ebbe bisogno di un sorso di vino.
«Cosa?» ripeté.
«Ci posso andare?» si ostinò a
ripetere Bianca.
«Ma dove? Di che stai parlando?».
«Dell’invito di Barbara. Dai,
papà …».
«Se mi spiegassi almeno di cosa
…».
«Ok» disse rizzandosi in piedi
colma d’euforia. «Il fratello maggiore di Barbara è uno scrittore dilettante ed
è iscritto ad una sorta di casa editrice per lanciare giovani talenti. Ora è
insieme alla classe del suo corso in una baita in montagna in ritiro e …».
«E …».
«Barbara sta andando con lui. Ma
non ti ho detto la parte più bella!».
«Qual è la parte più bella?»
domandò Flavio mentre sorseggiava il vino rosso che gli restava nel bicchiere.
Era poco entusiasmato all’idea che la figlia si allontanasse da lui,
figuriamoci se avesse dovuto sopportare un suo spostamento in montagna. Mi
aspettavo infatti un “no” stereofonico.
«Tra due giorni, in quella baita,
andrà la televisione! Realizzeranno un servizio con Gabriele Carrera, il grande
autore di romanzi noir!».
«Vuoi dire lo stesso autore che
scrive gli sceneggiati per “Ombre di notte”? Il mio telefilm preferito del
venerdì sera?».
«Bravo! Proprio lui! Allora papà,
posso andare?».
«Da sola?».
«Con Barbara …».
«E chi ci sarebbe in quella
baita?».
«Barbara, suo fratello e …».
«E tutti gli altri allievi!»
intervenni involontariamente. Non so perché, ma la lingua mi partì da sola.
Sembrava esser fuori dal mio controllo.
«E tu cosa c’entri?» mi disse a
muso duro Bianca.
«Ci sono anche gli allievi del
corso?» domandò Flavio.
«Be’, sì … certo, ma …».
«Non se ne parla nemmeno!».
«Papà! Su, non fare l’antico!».
«Figuriamoci se permetto a mia
figlia adolescente di andare in una baita in montagna da sola con chissà quanti
ragazzi attorno … Il mio è un no, chiaro?».
In quel momento avrei voluto
baciarlo.
«Non faremmo nulla di male!».
«Dicono tutti così …» intervenne
Fabio.
«Fatti gli affari tuoi!».
«Bianca» domandò Andrea con la
sua vocina «cosa fareste di male?».
La ragazza arrossì completamente.
Mi accorsi del suo disagio e così cercai di distrarre Andrea.
«Ma poi quel cartone animato che
ti piaceva tanto com’è andato a finire?».
Intanto Flavio e Bianca
continuavano a discutere. Bianca lo pregava di fidarsi di lui e Flavio ripeteva
che non era una questione di cosa avrebbe fatto lei , ma di cosa avrebbero
fatto gli altri.
La questione si placò con una
provocazione di Flavio.
«Ok, mettiamola così» disse
alzandosi da tavola e raccogliendo la cravatta che aveva messo prima di cena
sul divano. «Puoi andare con lei ad una sola condizione».
«Quale?».
«Che ci porti con te … tutti
quanti!».
«Eh? Ma sei impazzito? Che figura
faccio a portarmi dietro tutta la famiglia?».
«Non credi di esagerare? Sono un
tipo … come dite voi giovani per dire che siete trendy?».
«Vedi? La parola “trendy” non è
nemmeno più usata nel vocabolario!».
«Insomma, vuoi andare sì o no?».
Bianca tentennò leggermente. «Ok
… vado a chiamare Barbara sperando che non mi uccida».
Una volta uscita dalla cucina,
Fabio cercò di convincere suo padre a non farlo venire.
«E abbandoni tua sorella nelle
mani di quei marpioni? Verrete tutti con me e basta!».
«Alex! Digli qualcosa …».
«Fabio … per stavolta sono
d’accordo con lui …».
Una volta allontanatosi anche
Flavio, suo figlio mi fece gomito.
«Ci vai perché sei geloso di mia
sorella, vero?».
«La vuoi piantare di dire
idiozie?».
«Sì, vabbè …».
«Accomodatevi pure. Siate i
benvenuti» ci disse aprendo la porta della baita in montagna il fratello di
Barbara. Si chiamava Elia ed era talmente muscoloso da poter aprire in due le
Rocky Mountains. La maglietta aderente, quasi come una seconda pelle,
accentuava ancora di più le sue indubbie doti fisiche e gli assegnava una certa
autorità.
Facemmo il nostro ingresso in un
salone abbastanza spazioso. La baita era arredata in stile rustico antico,
semplice ed accogliente allo stesso tempo. Pur essendo in una zona desolata
delle montagne piemontesi, la tecnologia non mancava affatto.
«Chi sono queste persone?»
domandò un ragazzo calvo, con in mano una bottiglia di vodka.
«Alcuni amici di mia sorella»
rispose timidamente Elia.
«Amici di tua sorella? Ti rendi
conto cosa sarebbe successo se ognuno di noi avesse portato qui i propri
amici?» gli domandò una donna per la verità molto attraente e seducente. Era in
posizioni dubbie con il ragazzo calvo e qualcosa mi diceva che tra i due ci
fosse del tenero.
«Dai Katia, non esagerare.
Dopotutto sono persone tranquille, vero?» domandò a Flavio.
«Verissimo ma … se disturbiamo ce
ne andiamo … non c’è problema».
Bianca gli lanciò un’occhiata
così truce che per poco non lo colpì un fulmine.
«Come non detto …» sussurrò
spaventato a voce bassa
«Comunque, lui è Sandro e lei la
sua ragazza, Katia» continuò a parlare Elia.
Fin da subito ebbi l’impressione
che quei due ci avrebbero creato unicamente problemi. Sandro era già sbronzo da
chissà quanto. Tentò di alzarsi dal divano e di venirci a salutare, ma
sballottò a destra e a sinistra e finì col ricadere su di una poltrona. La
ragazza era leggermente più sobria, ma il modo in cui guardava la gente, con
evidente sufficienza, la dipingeva come un tipo ribelle, poco affidabile e
anche poco elegante. E non solo. Il modo in cui era vestita completava il
quadro. Se ne stava in mezzo al salone, sotto gli occhi di noi ragazzi, con un
minuscolo top che lasciava intravedere ampie porzioni di un seno generoso
donatole da Madre Natura e con un paio di minuscoli pantaloncini di jeans a
vita bassa. Se fosse scesa in bikini sarebbe stata meno volgare.
«Elia, non mi presenti i tuoi
amici?».
Una volta voltatoci ci ritrovammo
di fronte un ragazzo spigliato e dalla faccia simpatica. Aveva i capelli
impasticciati di gel e un grembiule da cucina sopra la camicia discretamente
elegante che indossava.
«Sì, lei è Bianca, l’amica di
Barbara. E questi sono tutti i suoi amici e parenti. Hanno insistito tanto per
venire anche loro».
«Papà …» sussurrò Bianca dando di
gomito a suo padre.
«Ah sì …» rispose con lo stesso
tono quest’ultimo. Poi riprese a parlare «Ehm … sono un grande fan di Carrera e
dunque … ci tenevo tantissimo a vederlo di persona!» disse Flavio.
Stava spudoratamente mentendo. La
verità è che poco prima, in macchina durante il viaggio, Bianca gli aveva
chiesto di non farla passare per la bambina che deve essere accompagnata dal
paparino e gli aveva praticamente intimato di raccontare bugie su bugie per
giustificare la presenza di tutti noi.
«Fan di Carrera? Allora è il
benvenuto!» esclamò il ragazzo con il grembiule. «Io mi chiamo Giuseppe Agello
e sono uno studente del corso» disse presentandosi in modo zelante.
«Il nostro Giuseppe è uno degli
allievi più talentuosi che questo corso abbia mai avuto» affermò una voce
seducente e ombrosa allo stesso tempo. Proveniva da una donna con lunghi
capelli rossi e occhiali da intellettuale. Aveva un libro di Carrera in mano, mi pare si chiamasse “Cronologia”, o qualcosa
di simile.
«Non dire così Veronica … mi
imbarazzi».
«Ma è la verità! Non fare il
modesto» interruppe una ragazza bionda. Era tutto l’opposto di Veronica.
Infatti era totalmente acqua e sapone e manteneva sempre lo sguardo basso,
indice di una profonda timidezza.
«Laura, ma dove ti eri cacciata?»
domandò Elia.
«Ero in camera mia a sistemare le
mie cose. Te l’ho detto che ci avrei messo tempo».
«Loro due sono Veronica e Laura e
anche loro sono allieve del corso» ci spiegò.
«Giuseppe Agello … aspetta un
momento» disse Fabio quasi sconcertato. «Ma tu sei quel ragazzo al quale hanno
dedicato quel servizio sul telegiornale ieri sera, giusto?».
«Eh? Che servizio?» domandò
Flavio.
«Se n’è parlato molto negli
ultimi tempi. Si dice che un promettente sceneggiatore abbia fatto molto
parlare di sé grazie ai suoi copioni e alle sue stesure. Il network di canale
quattro lo ha addirittura scritturato al posto di un noto autore con esperienza
decennale e lui ha accettato con entusiasmo. Sei tu, dunque?».
Giuseppe arrossì. Poi con
leggerezza quasi impercettibile annuì.
«Caspita, complimenti!» disse
Bianca sorridendo.
«Solo fortuna. Devo lavorare
ancora molto per essere al livello dei grandi mostri sacri di questo ambiente».
«Sicuramente, ma devi ammettere
che sei sulla giusta strada» osservò Laura.
«Non …».
«Sei bravissimo e …»
«Piantala!» urlò Giuseppe. Il suo
urlo aveva zittito tutta la baita e persino l’assurdo disinteresse di Sandro e
Katia venne tramutato in attenzione.
«Scusami … volevo solo …».
«Volevi solo adularmi! Ma sai
bene che con me non funziona!».
CAPITOLO
II – La mano dell’odio
A cena parlammo del più e del
meno. L’atmosfera non era propriamente distesa, ma comunque si stava abbastanza
bene.
«E quindi Fabio, cosa stai
studiando?» domandò il fratello di Barbara.
«Sto dando i primi esami per
medicina».
«Cavoli, è roba dura quella, non
è vero?».
«Abbastanza».
«Io invece vorrei preso laurearmi
in letteratura. Mancano solo quattro esami. Poi farò un corso di scrittura
creativa, così diventerò scrittore e …».
«Piantala» lo placò Sandro.
«Cosa?».
«Piantala» ripeté agitando un
bicchiere di birra. Poi aggiunse: «Lo
sai bene che con quegli stupidi manoscritti d’amore che scrivi, non riuscirai
mai a sfondare».
«Sempre meglio di te. Io non ho
bisogno di far morire delle persone per far sì che una storia sia avvincente».
«Far morire delle persone?»
domandai incredulo.
«Scrive gialli …» mi rispose con
un fil di voce Barbara.
«Andiamo! Non siamo più nel
milleottocento. Le storie di candidi amori ormai non vanno più, lo vuoi
capire?».
«Io scrivo storie romantiche e mi
trovo benissimo».
«Fa come vuoi, ma sarai sempre un
fallito».
Barbara aveva osservato la scena
in silenzio. Era seduta due posti affianco a me. Avevo alla mia destra Bianca e
successivamente proprio lei. Pur non guardandola in viso riuscii a percepire il
suo nervosismo per gli attacchi a suo fratello. Arrivò il punto in cui esplose.
«Mio fratello non è affatto un
fallito, semmai sei tu che nella vita non hai combinato mai nulla!».
«Barbara, non importa. Sandro è
fatto così, lo sai …» cercò di rasserenarla Elia. Intanto Katia, la ragazza di
Sandro, era balzata in piedi.
«Sentitela come protegge il suo
fratellino. Che cosa c’è? Elia ha perso la lingua? Non sa difendersi da solo?».
«Mio fratello parla quando vuole,
non certo per assecondare voi cafoni!»
Anche Bianca invitò Barbara a
calmarsi, ma non ne voleva sapere. Era rossa in viso e le parole le uscivano
così repentinamente da far impazzire il più veloce dei dattilografi.
«Cafone ci sarai tu, bambina
impertinente!».
«Meglio essere bambina che
sgualdrina come te!».
Katia si alzò repentinamente dal
suo posto e cercò di afferrare Barbara dall’altra parte. Dal canto suo la
ragazza non si tirava per niente indietro e cercava di farsi forza per
liberarsi dalle trattenute di Bianca. Dopo qualche urlo per niente piacevole,
tutto tornò alla normalità. E pensare che lo scopo della riunione della classe
era quello di incontrare Carrera. L’avrebbero fatto fuggire, se avessero
continuato così.
«Sarà meglio andare a dormire,
adesso. Domani sarà una giornata molto faticosa» annunciò Giuseppe. Sembrava il
leader del gruppo. Qualcuno protestò vivamente. Erano solo le nove e mezza e
nessuno era talmente stanco da crollare subito in mezzo al letto. Per buona
educazione non dicemmo nulla, ma fatto sta che alle dieci eravamo coricati già
da un bel pezzo.
Prepararono per noi tre camere.
Nella prima ci eravamo accomodati io e Fabio. Nella seconda Flavio e Andrea(che
aveva detto di voler passare la notte con Flavio in quanto «vero adulto con cui
parlare dei veri problemi della vita» … ) e nella terza Bianca con Barbara.
«Ti sei arrabbiata parecchio
prima» disse Bianca a Barbara. Le due ragazze non riuscivano a prendere sonno
nonostante la radiosveglia segnasse le undici e quarantacinque.
«Non tollero che mio fratello sia
trattato così».
«Hai ragione. Che antipatici quei
due».
«Elia ha faticato duramente nella
sua vita per raggiungere quello che ha sempre sognato. Lotta tuttora per i suoi
sogni e non è giusto che due nullafacenti alcolisti gettino fango sul suo
lavoro».
«Non so che dirti … hai
pienamente ragione».
«Ma basta parlare di me. A te
come va?».
«Da che punto di vista?».
«Hai capito, no? Con il detective
della stanza affianco».
«Alex? Che c’entra adesso Alex?».
«Dai Bianca. Ci conosciamo da
anni. A me puoi dirlo che ti piace».
«Non dire idiozie. E’ … è solo un
amico. Non dire sciocchezze».
«Non raccontarmi fandonie,
Bianca».
«Ma è così, te lo giuro e …».
«Alt! Non si giura il falso.
Credevo lo avessi imparato da piccola» replicò Barbara scucendo un sorriso
ironico.
Bianca fece lo stesso e per un
attimo i suoi occhi brillarono.
«Vedi? Basta nominarlo e ti
brillano gli occhi. Ti sei innamorata, non è vero?».
«Ancora? Dormiamo che è tardi,
su».
Non riuscivo a prender sonno. Era
quasi mezzanotte e l’impressione era che l’andazzo non sarebbe mutato quella
notte. Tenevo gli occhi aperti, spalancati e ogni tanto scambiavo qualche
parolina di cortesia con Fabio. Lui aveva qualcosa da fare. Si era portato il
quaderno degli appunti di medicina e sottolineava le cose più importanti.
«Come va con Martina?» gli
domandai.
«Potrebbe andar meglio».
«Perché?» dissi fingendo di
interessarmi alla questione. Qualsiasi cosa pur di rimanere sveglio e di non
dormire.
«Non so … a volte sembra
totalmente presa da me, mentre certe volte mi fa proprio arrabbiare …».
«C’è un episodio in particolare
al quale ti riferisci?».
«Per esempio» disse chiudendo
definitivamente il quaderno «quando gli ho detto che sarei dovuto venire qui
per accompagnare Bianca … è andata su tutte le furie e ha cominciato a darmi
del bambino e così via».
«Sono donne».
«Già. E tu?».
«Io cosa?».
«Con mia sorella, no?».
«Oh mio Dio! Ma vi siete fissati,
allora?».
«Cosa vuoi dire?» domandò in aria
innocente.
«Mi dite tutti la stessa cosa, ma
la volete piantare?».
«Fatti delle domande e datti
delle risposte, Alex. Se tutti ti dicono una cosa …».
«Non vuol sempre dire sia quella
giusta».
«Che paragone stupido! Qui si
parla di sentimenti. A chi vi è fuori è tutto chiaro. Non capisci più niente
quando ti ci ritrovi dentro».
«E a te è tutto chiaro … cosa?».
«Tu mangi con gli occhi Bianca e
a mia sorella basta incontrare il tuo sguardo per arrossire».
«Che sonno …».
«Sì, eh? Vabbè … buonanotte Alex».
Nonostante non avessi affatto
sonno, la conversazione con Fabio mi giovò ai fini della stanchezza e nel giro
di quindici minuti scarsi mi addormentai.
Dormii bene quella notte. La
baita era silenziosa e abbastanza quieta e si stava davvero in pace.
La mattina dopo, alle otto in
punto, ci alzammo tutti. Ritornammo nel salottino della sera prima e ci sedemmo
intorno al tavolo per consumare la colazione. Giuseppe era già ai fornelli e
preparava le sue frittelle.
«Sono la mia specialità» ci aveva
detto la sera prima. «Domani mattina, vedrete che bella colazione!» aveva
aggiunto.
C’eravamo tutti, tranne Sandro,
Katia ed Elia.
«Buongiorno» disse Katia
scendendo. Nessuno le rispose e la sensazione che non fosse così amata dai suoi
compagni si fece sempre più viva.
«Ho detto buongiorno».
Ancora nessuna risposta.
Scese anche Elia e lo salutammo
energicamente. Katia storse un po’ il naso, ma alla fine si tolse quel broncio
da bambinella e tornò ad essere la ragazza del menefreghismo conosciuta la sera
prima.
«Chissà dov’è Sandro …» sussurrò
Giuseppe.
«Pensavo fosse già sceso»
commentò Katia.
«Perché? Non avete dormito
insieme?» gli domandò Elia.
«Certo, ma quando mi sono
svegliata non era a letto».
Veronica si alzò un attimo.
«Provo a mandargli un sms e … oh,
ho dimenticato il cellulare in camera, torno subito» avvisò. «Giuseppe, non
cominciare a mangiare quelle deliziose frittelle senza di me!» disse
scherzosamente.
Nel giro di pochi minuti le risa
si trasformarono in pianto e Veronica emise un urlo spaventoso.
Subito corremmo tutti al piano di
sopra. Flavio si era già lanciato per primo ed io l’avevo seguito a ruota.
«Cos’è successo? Perché hai
urlato?» domandò Elia.
La ragazza non rispondeva. Si
limitava ad indicare la porta aperta di uno sgabuzzino talmente piccolo che
nessuno di noi ci aveva fatto caso. Nessuno di noi avrebbe mai voluto
guardarvi. Sandro vi giaceva in una pozza di sangue. La sua fronte era stata
sfregiata da un’arma da taglio possente e una parte di cervello era
completamente scoperta. Fu uno spettacolo ripugnante e macabro allo stesso
tempo. Le donne gridarono e si
allontanarono dalla scena tenendo gli occhi chiusi.
Chi era stato ad uccidere in quel
modo così brutale Sandro?
ANTICIPAZIONE EPISODIO 47: Cominciano i sospetti, ma la verità è che più si va avanti e più ci si accorge che il delitto avrebbe potuto compierlo solo un essere soprannaturale. Alex però è un detective e si sa, non crede a ciò che non si può spiegare! ALEX FEDELE EPISODIO 47 - I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE(2°parte).
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta qui e dimmi che ne pensi!