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sabato 14 luglio 2012

Alex Fedele: I delitti del fantasma incandescente(1°parte) #46 (seconda stagione)


I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE(1°Parte)

PROLOGO:  Una baita in montagna diventa lo scenario perfetto per una serie di efferati delitti. Ma c'è un problema. I nostri arrivano a pensare che il colpevole sia niente poco di meno che ... UN FANTASMA!




CAPITOLO I – Festival di buonismo

Un consiglio personale. Se avete figlie femmine, guai a dirle di no. No, no, non ho messo incinta nessuna ragazza e né sono improvvisamente diventato maschilista. Figuriamoci. Solo ho imparato a tradurre in parole i pensieri che passano per la testa di Flavio.
«Papà ci posso andare?» fu la prima frase che Bianca pronunciò non appena mise giù la cornetta del telefono dell’ingresso. Eravamo a cena e mangiavamo hamburger. Alla televisione davano il notiziario di canale dieci e Flavio era talmente concentrato che prima di capire le parole di sua figlia ebbe bisogno di un sorso di vino.
«Cosa?» ripeté.
«Ci posso andare?» si ostinò a ripetere Bianca.
«Ma dove? Di che stai parlando?».
«Dell’invito di Barbara. Dai, papà …».
«Se mi spiegassi almeno di cosa …».
«Ok» disse rizzandosi in piedi colma d’euforia. «Il fratello maggiore di Barbara è uno scrittore dilettante ed è iscritto ad una sorta di casa editrice per lanciare giovani talenti. Ora è insieme alla classe del suo corso in una baita in montagna in ritiro e …».
«E …».
«Barbara sta andando con lui. Ma non ti ho detto la parte più bella!».
«Qual è la parte più bella?» domandò Flavio mentre sorseggiava il vino rosso che gli restava nel bicchiere. Era poco entusiasmato all’idea che la figlia si allontanasse da lui, figuriamoci se avesse dovuto sopportare un suo spostamento in montagna. Mi aspettavo infatti un “no” stereofonico.
«Tra due giorni, in quella baita, andrà la televisione! Realizzeranno un servizio con Gabriele Carrera, il grande autore di romanzi noir!».
«Vuoi dire lo stesso autore che scrive gli sceneggiati per “Ombre di notte”? Il mio telefilm preferito del venerdì sera?».
«Bravo! Proprio lui! Allora papà, posso andare?».
«Da sola?».
«Con Barbara …».
«E chi ci sarebbe in quella baita?».
«Barbara, suo fratello e …».
«E tutti gli altri allievi!» intervenni involontariamente. Non so perché, ma la lingua mi partì da sola. Sembrava esser fuori dal mio controllo.
«E tu cosa c’entri?» mi disse a muso duro Bianca.
«Ci sono anche gli allievi del corso?» domandò Flavio.
«Be’, sì … certo, ma …».
«Non se ne parla nemmeno!».
«Papà! Su, non fare l’antico!».
«Figuriamoci se permetto a mia figlia adolescente di andare in una baita in montagna da sola con chissà quanti ragazzi attorno … Il mio è un no, chiaro?».
In quel momento avrei voluto baciarlo.
«Non faremmo nulla di male!».
«Dicono tutti così …» intervenne Fabio.
«Fatti gli affari tuoi!».
«Bianca» domandò Andrea con la sua vocina «cosa fareste di male?».
La ragazza arrossì completamente. Mi accorsi del suo disagio e così cercai di distrarre Andrea.
«Ma poi quel cartone animato che ti piaceva tanto com’è andato a finire?».
Intanto Flavio e Bianca continuavano a discutere. Bianca lo pregava di fidarsi di lui e Flavio ripeteva che non era una questione di cosa avrebbe fatto lei , ma di cosa avrebbero fatto gli altri.
La questione si placò con una provocazione di Flavio.
«Ok, mettiamola così» disse alzandosi da tavola e raccogliendo la cravatta che aveva messo prima di cena sul divano. «Puoi andare con lei ad una sola condizione».
«Quale?».
«Che ci porti con te … tutti quanti!».
«Eh? Ma sei impazzito? Che figura faccio a portarmi dietro tutta la famiglia?».
«Non credi di esagerare? Sono un tipo … come dite voi giovani per dire che siete trendy?».
«Vedi? La parola “trendy” non è nemmeno più usata nel vocabolario!».
«Insomma, vuoi andare sì o no?».
Bianca tentennò leggermente. «Ok … vado a chiamare Barbara sperando che non mi uccida».
Una volta uscita dalla cucina, Fabio cercò di convincere suo padre a non farlo venire.
«E abbandoni tua sorella nelle mani di quei marpioni? Verrete tutti con me e basta!».
«Alex! Digli qualcosa …».
«Fabio … per stavolta sono d’accordo con lui …».
Una volta allontanatosi anche Flavio, suo figlio mi fece gomito.
«Ci vai perché sei geloso di mia sorella, vero?».
«La vuoi piantare di dire idiozie?».
«Sì, vabbè …».

«Accomodatevi pure. Siate i benvenuti» ci disse aprendo la porta della baita in montagna il fratello di Barbara. Si chiamava Elia ed era talmente muscoloso da poter aprire in due le Rocky Mountains. La maglietta aderente, quasi come una seconda pelle, accentuava ancora di più le sue indubbie doti fisiche e gli assegnava una certa autorità.
Facemmo il nostro ingresso in un salone abbastanza spazioso. La baita era arredata in stile rustico antico, semplice ed accogliente allo stesso tempo. Pur essendo in una zona desolata delle montagne piemontesi, la tecnologia non mancava affatto.
«Chi sono queste persone?» domandò un ragazzo calvo, con in mano una bottiglia di vodka.
«Alcuni amici di mia sorella» rispose timidamente Elia.
«Amici di tua sorella? Ti rendi conto cosa sarebbe successo se ognuno di noi avesse portato qui i propri amici?» gli domandò una donna per la verità molto attraente e seducente. Era in posizioni dubbie con il ragazzo calvo e qualcosa mi diceva che tra i due ci fosse del tenero.
«Dai Katia, non esagerare. Dopotutto sono persone tranquille, vero?» domandò a Flavio.
«Verissimo ma … se disturbiamo ce ne andiamo … non c’è problema».
Bianca gli lanciò un’occhiata così truce che per poco non lo colpì un fulmine.
«Come non detto …» sussurrò spaventato a voce bassa
«Comunque, lui è Sandro e lei la sua ragazza, Katia» continuò a parlare Elia.
Fin da subito ebbi l’impressione che quei due ci avrebbero creato unicamente problemi. Sandro era già sbronzo da chissà quanto. Tentò di alzarsi dal divano e di venirci a salutare, ma sballottò a destra e a sinistra e finì col ricadere su di una poltrona. La ragazza era leggermente più sobria, ma il modo in cui guardava la gente, con evidente sufficienza, la dipingeva come un tipo ribelle, poco affidabile e anche poco elegante. E non solo. Il modo in cui era vestita completava il quadro. Se ne stava in mezzo al salone, sotto gli occhi di noi ragazzi, con un minuscolo top che lasciava intravedere ampie porzioni di un seno generoso donatole da Madre Natura e con un paio di minuscoli pantaloncini di jeans a vita bassa. Se fosse scesa in bikini sarebbe stata meno volgare.
«Elia, non mi presenti i tuoi amici?».
Una volta voltatoci ci ritrovammo di fronte un ragazzo spigliato e dalla faccia simpatica. Aveva i capelli impasticciati di gel e un grembiule da cucina sopra la camicia discretamente elegante che indossava.
«Sì, lei è Bianca, l’amica di Barbara. E questi sono tutti i suoi amici e parenti. Hanno insistito tanto per venire anche loro».
«Papà …» sussurrò Bianca dando di gomito a suo padre.
«Ah sì …» rispose con lo stesso tono quest’ultimo. Poi riprese a parlare «Ehm … sono un grande fan di Carrera e dunque … ci tenevo tantissimo a vederlo di persona!» disse Flavio.
Stava spudoratamente mentendo. La verità è che poco prima, in macchina durante il viaggio, Bianca gli aveva chiesto di non farla passare per la bambina che deve essere accompagnata dal paparino e gli aveva praticamente intimato di raccontare bugie su bugie per giustificare la presenza di tutti noi.
«Fan di Carrera? Allora è il benvenuto!» esclamò il ragazzo con il grembiule. «Io mi chiamo Giuseppe Agello e sono uno studente del corso» disse presentandosi in modo zelante.
«Il nostro Giuseppe è uno degli allievi più talentuosi che questo corso abbia mai avuto» affermò una voce seducente e ombrosa allo stesso tempo. Proveniva da una donna con lunghi capelli rossi e occhiali da intellettuale. Aveva un libro di Carrera in mano,  mi pare si chiamasse “Cronologia”, o qualcosa di simile.
«Non dire così Veronica … mi imbarazzi».
«Ma è la verità! Non fare il modesto» interruppe una ragazza bionda. Era tutto l’opposto di Veronica. Infatti era totalmente acqua e sapone e manteneva sempre lo sguardo basso, indice di una profonda timidezza.
«Laura, ma dove ti eri cacciata?» domandò Elia.
«Ero in camera mia a sistemare le mie cose. Te l’ho detto che ci avrei messo tempo».
«Loro due sono Veronica e Laura e anche loro sono allieve del corso» ci spiegò.
«Giuseppe Agello … aspetta un momento» disse Fabio quasi sconcertato. «Ma tu sei quel ragazzo al quale hanno dedicato quel servizio sul telegiornale ieri sera, giusto?».
«Eh? Che servizio?» domandò Flavio.
«Se n’è parlato molto negli ultimi tempi. Si dice che un promettente sceneggiatore abbia fatto molto parlare di sé grazie ai suoi copioni e alle sue stesure. Il network di canale quattro lo ha addirittura scritturato al posto di un noto autore con esperienza decennale e lui ha accettato con entusiasmo. Sei tu, dunque?».
Giuseppe arrossì. Poi con leggerezza quasi impercettibile annuì.
«Caspita, complimenti!» disse Bianca sorridendo.
«Solo fortuna. Devo lavorare ancora molto per essere al livello dei grandi mostri sacri di questo ambiente».
«Sicuramente, ma devi ammettere che sei sulla giusta strada» osservò Laura.
«Non …».
«Sei bravissimo e …»
«Piantala!» urlò Giuseppe. Il suo urlo aveva zittito tutta la baita e persino l’assurdo disinteresse di Sandro e Katia venne tramutato in attenzione.
«Scusami … volevo solo …».
«Volevi solo adularmi! Ma sai bene che con me non funziona!».

CAPITOLO II – La mano dell’odio

A cena parlammo del più e del meno. L’atmosfera non era propriamente distesa, ma comunque si stava abbastanza bene.
«E quindi Fabio, cosa stai studiando?» domandò il fratello di Barbara.
«Sto dando i primi esami per medicina».
«Cavoli, è roba dura quella, non è vero?».
«Abbastanza».
«Io invece vorrei preso laurearmi in letteratura. Mancano solo quattro esami. Poi farò un corso di scrittura creativa, così diventerò scrittore e …».
«Piantala» lo placò Sandro.
«Cosa?».
«Piantala» ripeté agitando un bicchiere di birra.  Poi aggiunse: «Lo sai bene che con quegli stupidi manoscritti d’amore che scrivi, non riuscirai mai a sfondare».
«Sempre meglio di te. Io non ho bisogno di far morire delle persone per far sì che una storia sia avvincente».
«Far morire delle persone?» domandai incredulo.
«Scrive gialli …» mi rispose con un fil di voce Barbara.
«Andiamo! Non siamo più nel milleottocento. Le storie di candidi amori ormai non vanno più, lo vuoi capire?».
«Io scrivo storie romantiche e mi trovo benissimo».
«Fa come vuoi, ma sarai sempre un fallito».
Barbara aveva osservato la scena in silenzio. Era seduta due posti affianco a me. Avevo alla mia destra Bianca e successivamente proprio lei. Pur non guardandola in viso riuscii a percepire il suo nervosismo per gli attacchi a suo fratello. Arrivò il punto in cui esplose.
«Mio fratello non è affatto un fallito, semmai sei tu che nella vita non hai combinato mai nulla!».
«Barbara, non importa. Sandro è fatto così, lo sai …» cercò di rasserenarla Elia. Intanto Katia, la ragazza di Sandro, era balzata in piedi.
«Sentitela come protegge il suo fratellino. Che cosa c’è? Elia ha perso la lingua? Non sa difendersi da solo?».
«Mio fratello parla quando vuole, non certo per assecondare voi cafoni!»
Anche Bianca invitò Barbara a calmarsi, ma non ne voleva sapere. Era rossa in viso e le parole le uscivano così repentinamente da far impazzire il più veloce dei dattilografi.
«Cafone ci sarai tu, bambina impertinente!».
«Meglio essere bambina che sgualdrina come te!».
Katia si alzò repentinamente dal suo posto e cercò di afferrare Barbara dall’altra parte. Dal canto suo la ragazza non si tirava per niente indietro e cercava di farsi forza per liberarsi dalle trattenute di Bianca. Dopo qualche urlo per niente piacevole, tutto tornò alla normalità. E pensare che lo scopo della riunione della classe era quello di incontrare Carrera. L’avrebbero fatto fuggire, se avessero continuato così.
«Sarà meglio andare a dormire, adesso. Domani sarà una giornata molto faticosa» annunciò Giuseppe. Sembrava il leader del gruppo. Qualcuno protestò vivamente. Erano solo le nove e mezza e nessuno era talmente stanco da crollare subito in mezzo al letto. Per buona educazione non dicemmo nulla, ma fatto sta che alle dieci eravamo coricati già da un bel pezzo.
Prepararono per noi tre camere. Nella prima ci eravamo accomodati io e Fabio. Nella seconda Flavio e Andrea(che aveva detto di voler passare la notte con Flavio in quanto «vero adulto con cui parlare dei veri problemi della vita» … ) e nella terza Bianca con Barbara.

«Ti sei arrabbiata parecchio prima» disse Bianca a Barbara. Le due ragazze non riuscivano a prendere sonno nonostante la radiosveglia segnasse le undici e quarantacinque.
«Non tollero che mio fratello sia trattato così».
«Hai ragione. Che antipatici quei due».
«Elia ha faticato duramente nella sua vita per raggiungere quello che ha sempre sognato. Lotta tuttora per i suoi sogni e non è giusto che due nullafacenti alcolisti gettino fango sul suo lavoro».
«Non so che dirti … hai pienamente ragione».
«Ma basta parlare di me. A te come va?».
«Da che punto di vista?».
«Hai capito, no? Con il detective della stanza affianco».
«Alex? Che c’entra adesso Alex?».
«Dai Bianca. Ci conosciamo da anni. A me puoi dirlo che ti piace».
«Non dire idiozie. E’ … è solo un amico. Non dire sciocchezze».
«Non raccontarmi fandonie, Bianca».
«Ma è così, te lo giuro e …».
«Alt! Non si giura il falso. Credevo lo avessi imparato da piccola» replicò Barbara scucendo un sorriso ironico.
Bianca fece lo stesso e per un attimo i suoi occhi brillarono.
«Vedi? Basta nominarlo e ti brillano gli occhi. Ti sei innamorata, non è vero?».
«Ancora? Dormiamo che è tardi, su».

Non riuscivo a prender sonno. Era quasi mezzanotte e l’impressione era che l’andazzo non sarebbe mutato quella notte. Tenevo gli occhi aperti, spalancati e ogni tanto scambiavo qualche parolina di cortesia con Fabio. Lui aveva qualcosa da fare. Si era portato il quaderno degli appunti di medicina e sottolineava le cose più importanti.
«Come va con Martina?» gli domandai.
«Potrebbe andar meglio».
«Perché?» dissi fingendo di interessarmi alla questione. Qualsiasi cosa pur di rimanere sveglio e di non dormire.
«Non so … a volte sembra totalmente presa da me, mentre certe volte mi fa proprio arrabbiare …».
«C’è un episodio in particolare al quale ti riferisci?».
«Per esempio» disse chiudendo definitivamente il quaderno «quando gli ho detto che sarei dovuto venire qui per accompagnare Bianca … è andata su tutte le furie e ha cominciato a darmi del bambino e così via».
«Sono donne».
«Già. E tu?».
«Io cosa?».
«Con mia sorella, no?».
«Oh mio Dio! Ma vi siete fissati, allora?».
«Cosa vuoi dire?» domandò in aria innocente.
«Mi dite tutti la stessa cosa, ma la volete piantare?».
«Fatti delle domande e datti delle risposte, Alex. Se tutti ti dicono una cosa …».
«Non vuol sempre dire sia quella giusta».
«Che paragone stupido! Qui si parla di sentimenti. A chi vi è fuori è tutto chiaro. Non capisci più niente quando ti ci ritrovi dentro».
«E a te è tutto chiaro … cosa?».
«Tu mangi con gli occhi Bianca e a mia sorella basta incontrare il tuo sguardo per arrossire».
«Che sonno  …».
«Sì, eh? Vabbè … buonanotte Alex».
Nonostante non avessi affatto sonno, la conversazione con Fabio mi giovò ai fini della stanchezza e nel giro di quindici minuti scarsi mi addormentai.
Dormii bene quella notte. La baita era silenziosa e abbastanza quieta e si stava davvero in pace.

La mattina dopo, alle otto in punto, ci alzammo tutti. Ritornammo nel salottino della sera prima e ci sedemmo intorno al tavolo per consumare la colazione. Giuseppe era già ai fornelli e preparava le sue frittelle.
«Sono la mia specialità» ci aveva detto la sera prima. «Domani mattina, vedrete che bella colazione!» aveva aggiunto.
C’eravamo tutti, tranne Sandro, Katia ed Elia.
«Buongiorno» disse Katia scendendo. Nessuno le rispose e la sensazione che non fosse così amata dai suoi compagni si fece sempre più viva.
«Ho detto buongiorno».
Ancora nessuna risposta.
Scese anche Elia e lo salutammo energicamente. Katia storse un po’ il naso, ma alla fine si tolse quel broncio da bambinella e tornò ad essere la ragazza del menefreghismo conosciuta la sera prima.
«Chissà dov’è Sandro …» sussurrò Giuseppe.
«Pensavo fosse già sceso» commentò Katia.
«Perché? Non avete dormito insieme?» gli domandò Elia.
«Certo, ma quando mi sono svegliata non era a letto».
Veronica si alzò un attimo.
«Provo a mandargli un sms e … oh, ho dimenticato il cellulare in camera, torno subito» avvisò. «Giuseppe, non cominciare a mangiare quelle deliziose frittelle senza di me!» disse scherzosamente.
Nel giro di pochi minuti le risa si trasformarono in pianto e Veronica emise un urlo spaventoso.
Subito corremmo tutti al piano di sopra. Flavio si era già lanciato per primo ed io l’avevo seguito a ruota.
«Cos’è successo? Perché hai urlato?» domandò Elia.
La ragazza non rispondeva. Si limitava ad indicare la porta aperta di uno sgabuzzino talmente piccolo che nessuno di noi ci aveva fatto caso. Nessuno di noi avrebbe mai voluto guardarvi. Sandro vi giaceva in una pozza di sangue. La sua fronte era stata sfregiata da un’arma da taglio possente e una parte di cervello era completamente scoperta. Fu uno spettacolo ripugnante e macabro allo stesso tempo.  Le donne gridarono e si allontanarono dalla scena tenendo gli occhi chiusi.
Chi era stato ad uccidere in quel modo così brutale Sandro?

ANTICIPAZIONE EPISODIO 47: Cominciano i sospetti, ma la verità è che più si va avanti e più ci si accorge che il delitto avrebbe potuto compierlo solo un essere soprannaturale. Alex però è un detective e si sa, non crede a ciò che non si può spiegare! ALEX FEDELE EPISODIO 47 - I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE(2°parte).

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