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sabato 21 luglio 2012

Alex Fedele: I delitti del fantasma incandescente(2°parte) #47 (seconda stagione)


I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE (2°Parte)

PROLOGO: Una baita in montagna diventa lo scenario perfetto per una serie di efferati delitti. Ma c'è un problema ... i nostri arrivano a pensare che il  colpevole sia poco niente di meno che ... UN FANTASMA! 

Sigla di oggi: "Who knew" by Pink


Cos’è successo nella prima parte?

Bianca viene invitata da Barbara in una baita in montagna, ritrovo di alcuni laureandi con la passione per la sceneggiatura e la scrittura.. Il giorno dopo, infatti, avverrà un incontro con un noto scrittore di libri gialli. Decidiamo di unirci anche noi. Durante la serata facciamo la conoscenza di tutti i membri del club, ma durante la notte accadde qualcosa di imprevisto. La mattina dopo ritroviamo il cadavere di Sandro in uno sgabuzzino della baita. Chi è il colpevole?



CAPITOLO III – La collaborazione tra nemici

«Amore! No! No!» le urla di Katia rimbombavano tristemente nella baita e elettrizzavano l’aria in una miscela di sentimenti contrastanti tra loro. In quelle urla vi era l’amore, ma anche l’odio, la paura, la tristezza, la rabbia e la frustrazione.
«Sandro …» sussurrò Giuseppe. Era sconvolto e aveva fatto cadere a terra la spatola con la quale aveva cucinato fino ad allora. Il rumore metallico, talmente tante erano le urla e le imprecazioni verso il cielo, non si sentii nemmeno e scivolò in quel silenzio che si viene a creare solamente quando davanti a te c’è una situazione intollerabile, quasi utopistica.
«Com’è potuto succedere? E’ … è orrendo!» si lasciò scappare Laura.
«Forse è stato un incidente» ipotizzò Veronica ancora impaurita.
«Non credo» sussurrò Flavio. «La vittima ha ancora negli occhi l’ultima espressione di paura. La sensazione è che sia stato ucciso da qualcuno».
«Vuol dire che …».
«Esatto. C’è stato un omicidio».

Scesi in cucina, nessuno aveva più voglia di fare colazione. Le frittelle di Giuseppe vennero date in pasto ad alcuni randagi che grattavano alla porta con le loro zampe. Il silenzio la faceva da padrone e a romperlo fu la timida vocina di Andrea che mi avvisava che stava per andare in bagno.
«Che situazione …» sussurrò Giuseppe.
Katia non rispondeva nemmeno. Teneva lo sguardo fisso nel vuoto e qualcosa mi diceva che non aveva nemmeno  più coscienza di dove si trovasse o di chi fosse.
«Katia … Katia, va tutto bene?» provò a domandarle Veronica. Aveva trovato il corpo, ma dopo un bicchiere d’acqua si era calmata.
«Come diavolo può andare tutto bene? Hai capito in che razza di situazione ci troviamo? Che razza di domande fai?» Laura era insorta in una ramanzina poderosa e adesso era talmente rossa in viso da sembrare parente di un pomodoro.
«Ehi calmati, voleva solo rasserenarla» le rispose Elia.
«Dì la verità, Elia. Sei stato tu, non è vero?». Katia pronunciò le prime parole da quando era successo il fatto. Se n’era stata per mezz’ora ferma e immobile nella stessa posizione, con la stessa espressione sulla faccia, inerme e di ghiaccio.
«Co – cosa? Ma Katia … che dici?».
Finalmente si smosse. Andò diretta verso Elia e lo guardò negli occhi con disprezzo.
«Dillo, su. Sei stato tu ad ammazzarlo, non è vero?».
«Katia, forse non ti senti bene.  Io non avrei mai …».
«Mi fai schifo. Non ti crede nessuno figlio di …».
«Stai calma, sgualdrina!» Barbara si era parata nettamente davanti al fratello e per un attimo le tensioni della sera precedente parvero riapparire in nuovi contesti.
«Sgualdrina? Detto da te è un complimento, baldracca!».
Non penso di aver mai visto una cosa del genere. Il balzo e l’attacco di Barbara fu un tutt’uno e per un attimo pensai di aver visto un fulmine.
«Fermatevi ragazze! Siete impazzite?» urlava Flavio mentre cercava di separare le due ragazze. Era stata messa in atto una vera e proprio rissa.
Vi dico solo che alla fine ci vollero quattro persone per separarle e tutto ciò che di buono era stato precedentemente mostrato, era sparito nel nulla, dissolto nel rancore.

«Comunque non vi ho detto una cosa» continuò Katia ricomponendosi.
«Uh? Che cosa?» domandò Flavio.
«Ieri notte ho faticato a prender sonno e così mi sono messa a sentire la musica dal mio iPod».
«E allora?».
«Mentre guardavo fuori dalla finestra … be’ …».
«Cosa? Cosa? Parla!» la incitai.
«Mi vergogno! Ho visto un ombra muoversi … ma la cosa più strana è che brillava al buio … era quasi incandescente».
«Ma è incredibile … come può essere?» domandò uno sconcertato Fabio.
«Non so come possa essere possibile» replicò la donna quasi infastidita. Poi guardò in basso «l’ho vista e basta».

«Io direi di controllare la camera di Katia» osservai.
«Ma … ragazzino, non sospetterai di me?».
«Sospetto di tutti, non solo di lei» mi limitai a rispondere. Poi mi portai una mano al mento e cominciai a riflettere, ma venni trascinato da Flavio nella camera della ragazza.
Non c’erano apparenti stranezze, tutto era in ordine o quasi. Il letto era ancora disfatto, ma per il resto la stanza conservava un aspetto dignitoso e non c’era alcuna traccia di fantasmi, ectoplasmi o cose del genere.
«Niente da fare» disse sconsolato Flavio.
«Già» mi limitai ad asserire.
«Ti sei fatto qualche idea?».
«Onestamente?».
Annuì con la testa.
«No».
«Accidenti!».
«Voglio dire … non c’è una spiegazione logica fino a questo punto. Lei ha detto di aver visto un’ombra fuori dalla finestra e di averla vista brillare … ma ho controllato personalmente e non c’è niente di sospetto».

«Papà, noi andiamo a fare una passeggiata» ci interruppe Bianca. Affianco a lei c’erano Katia,  ancora visibilmente scossa, Fabio e Andrea.
«Ok, ma …».
« … State attenti» ultimai.
«Che c’è, mi rubi il lavoro?».
Sorrisi e poi dissi: «No, figuriamoci. Mi è venuto d’istinto» e scoppiai in una risata imbarazzata.
Scrutai intensamente i quattro lasciare la stanza e con lo sguardo lì seguii mentre si allontanavano dalla baita. Nei pressi c’era un piccolissimo boschetto, poco profondo e poco grande, nel quale crescevano più o meno rigogliose piante di bacche e fiori poco belli da regalare ad una donna.

«Non essere triste, Katia». Bianca camminava spalla a spalla con la ragazza cercando di consolarla, ma il respiro di questa non accennava a diminuire di intensità. Era affannata, impantanata, poco lucida e aveva uno sguardo spiritato, intenso, quasi spaventoso.
Fabio e Andrea camminavano avanti e parlottavano tra di loro, per quanto un ventenne ed un bambino di cinque anni potessero continuare a farlo.
«Mi allontano un attimo» disse la ragazza.
«Uh? Dove vai?» le domandò Fabio.
«Ho visto un piccolo laghetto artificiale qui vicino. Voglio sciacquarmi il viso, se non vi dispiace».
«No, fa pure, ti aspettiamo, ma sta attenta».
«Tranquillo, torno subito.».
Katia si allontanò, percorse pochi metri nella boscaglia e arrivò nei pressi del laghetto. Si sciacquò il viso e trovò anche il tempo per dissetarsi, ma quando riaprì gli occhi, avrebbe voluto chiuderli per rimuovere la visione che si trovò davanti agli occhi.
«Lasciami! Perché lo fai?!» urlò la donna in preda all’agonia.
Fabio e Bianca accorsero subito, seguiti da Andrea.
«Lasciala, bastardo!» urlò violentemente Fabio. Tentava di essere il punto di riferimento del gruppo. Si avvicinò al losco figuro che aveva intravisto tra i rami secchi e le foglie cadenti a penzoloni, un uomo dall’altezza imponente, avvolto in un mantello nero e con indosso un passamontagna senza buchi per gli occhi. Probabilmente poteva vedere attraverso il tessuto. Fabio scattò in avanti, ma il risultato fu che l’uomo si trascinò Katia e si dileguò nel boschetto senza alcun problema.
«Oh mio Dio!» esclamò Bianca. «E adesso?».
«Andiamo da papà!».

Le urla di Fabio erano assordanti e la sua bocca era dilaniata in un concentrato di fatica, terrore e paura.
«Papà! Alex! Hanno rapito Katia!».
Oltre a noi accorsero tutti gli altri abitanti della baita. Alle urla seguirono versi di stupore, domande di ogni tipo che però vennero stoppate immediatamente da Flavio, il quale cercava di capire in modo più chiaro possibile cosa stesse succedendo. In quei minuti di racconto Fabio raccontò che Katia si era allontanata per pochi secondi e che era stata presumibilmente attaccata dall’assassino di Sandro. Poi lui voleva salvarla, ma non aveva fatto in tempo ad inseguire l’aggressore.

«E’ un bel guaio. Potrebbe mietere una seconda vittima» commentai.
«Hai ragione» disse Flavio guardandomi negli occhi. Poi distolse lo sguardo e scrutò l’orizzonte. «Cerchiamo di trovarla. Il tempo potrebbe non bastare più».
Passammo ore a cercarla in quel boschetto. La fame si faceva sentire e il sudore ci aveva imperlato la fronte talmente tanto che era diventata uno specchio nel quale il sole si rifletteva.
«Non ce la faccio più» era la frase più frequente, ma smise di esserla quando ci accorgemmo che Katia era sotto di noi. Barbara inciampò in qualcosa di pesante e di ingombrante che la fece cadere in ginocchio. Trovammo il corpo di Katia, straziato e dilaniato nel dolore, con profonde ferite alla testa.
Era stata barbaramente uccisa e adesso giaceva tra le mie braccia come la prima delle donzelle che potevano essere salvate. Il fantasma incandescente aveva colpito ancora.

 ANTICIPAZIONE EPISODIO 48: Giù la maschera, omicida! Tutti gli indizi portano ad una sola persona. Il colpevole è ... 
ALEX FEDELE EPISODIO 48 - I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE(3°parte). Solo qui a partire dal 28/07/2012! NON PERDETELO PER NESSUNA RAGIONE!


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