I
DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE (2°Parte)
PROLOGO: Una baita in montagna diventa lo scenario perfetto per una serie di efferati delitti. Ma c'è un problema ... i nostri arrivano a pensare che il colpevole sia poco niente di meno che ... UN FANTASMA!
Sigla di oggi: "Who knew" by Pink
Cos’è
successo nella prima parte?
Bianca
viene invitata da Barbara in una baita in montagna, ritrovo di alcuni laureandi
con la passione per la sceneggiatura e la scrittura.. Il giorno dopo, infatti,
avverrà un incontro con un noto scrittore di libri gialli. Decidiamo di unirci
anche noi. Durante la serata facciamo la conoscenza di tutti i membri del club,
ma durante la notte accadde qualcosa di imprevisto. La mattina dopo ritroviamo
il cadavere di Sandro in uno sgabuzzino della baita. Chi è il colpevole?
CAPITOLO
III – La collaborazione tra nemici
«Amore! No! No!» le urla di Katia
rimbombavano tristemente nella baita e elettrizzavano l’aria in una miscela di
sentimenti contrastanti tra loro. In quelle urla vi era l’amore, ma anche
l’odio, la paura, la tristezza, la rabbia e la frustrazione.
«Sandro …» sussurrò Giuseppe. Era
sconvolto e aveva fatto cadere a terra la spatola con la quale aveva cucinato
fino ad allora. Il rumore metallico, talmente tante erano le urla e le
imprecazioni verso il cielo, non si sentii nemmeno e scivolò in quel silenzio
che si viene a creare solamente quando davanti a te c’è una situazione
intollerabile, quasi utopistica.
«Com’è potuto succedere? E’ … è
orrendo!» si lasciò scappare Laura.
«Forse è stato un incidente»
ipotizzò Veronica ancora impaurita.
«Non credo» sussurrò Flavio. «La
vittima ha ancora negli occhi l’ultima espressione di paura. La sensazione è
che sia stato ucciso da qualcuno».
«Vuol dire che …».
«Esatto. C’è stato un omicidio».
Scesi in cucina, nessuno aveva
più voglia di fare colazione. Le frittelle di Giuseppe vennero date in pasto ad
alcuni randagi che grattavano alla porta con le loro zampe. Il silenzio la
faceva da padrone e a romperlo fu la timida vocina di Andrea che mi avvisava
che stava per andare in bagno.
«Che situazione …» sussurrò
Giuseppe.
Katia non rispondeva nemmeno.
Teneva lo sguardo fisso nel vuoto e qualcosa mi diceva che non aveva nemmeno più coscienza di dove si trovasse o di chi
fosse.
«Katia … Katia, va tutto bene?»
provò a domandarle Veronica. Aveva trovato il corpo, ma dopo un bicchiere
d’acqua si era calmata.
«Come diavolo può andare tutto
bene? Hai capito in che razza di situazione ci troviamo? Che razza di domande
fai?» Laura era insorta in una ramanzina poderosa e adesso era talmente rossa
in viso da sembrare parente di un pomodoro.
«Ehi calmati, voleva solo rasserenarla»
le rispose Elia.
«Dì la verità, Elia. Sei stato
tu, non è vero?». Katia pronunciò le prime parole da quando era successo il
fatto. Se n’era stata per mezz’ora ferma e immobile nella stessa posizione, con
la stessa espressione sulla faccia, inerme e di ghiaccio.
«Co – cosa? Ma Katia … che
dici?».
Finalmente si smosse. Andò
diretta verso Elia e lo guardò negli occhi con disprezzo.
«Dillo, su. Sei stato tu ad
ammazzarlo, non è vero?».
«Katia, forse non ti senti bene. Io non avrei mai …».
«Mi fai schifo. Non ti crede
nessuno figlio di …».
«Stai calma, sgualdrina!» Barbara
si era parata nettamente davanti al fratello e per un attimo le tensioni della
sera precedente parvero riapparire in nuovi contesti.
«Sgualdrina? Detto da te è un
complimento, baldracca!».
Non penso di aver mai visto una
cosa del genere. Il balzo e l’attacco di Barbara fu un tutt’uno e per un attimo
pensai di aver visto un fulmine.
«Fermatevi ragazze! Siete
impazzite?» urlava Flavio mentre cercava di separare le due ragazze. Era stata
messa in atto una vera e proprio rissa.
Vi dico solo che alla fine ci vollero
quattro persone per separarle e tutto ciò che di buono era stato precedentemente
mostrato, era sparito nel nulla, dissolto nel rancore.
«Comunque non vi ho detto una
cosa» continuò Katia ricomponendosi.
«Uh? Che cosa?» domandò Flavio.
«Ieri notte ho faticato a prender
sonno e così mi sono messa a sentire la musica dal mio iPod».
«E allora?».
«Mentre guardavo fuori dalla
finestra … be’ …».
«Cosa? Cosa? Parla!» la incitai.
«Mi vergogno! Ho visto un ombra
muoversi … ma la cosa più strana è che brillava al buio … era quasi
incandescente».
«Ma è incredibile … come può
essere?» domandò uno sconcertato Fabio.
«Non so come possa essere
possibile» replicò la donna quasi infastidita. Poi guardò in basso «l’ho vista
e basta».
«Io direi di controllare la
camera di Katia» osservai.
«Ma … ragazzino, non sospetterai
di me?».
«Sospetto di tutti, non solo di
lei» mi limitai a rispondere. Poi mi portai una mano al mento e cominciai a
riflettere, ma venni trascinato da Flavio nella camera della ragazza.
Non c’erano apparenti stranezze,
tutto era in ordine o quasi. Il letto era ancora disfatto, ma per il resto la
stanza conservava un aspetto dignitoso e non c’era alcuna traccia di fantasmi,
ectoplasmi o cose del genere.
«Niente da fare» disse sconsolato
Flavio.
«Già» mi limitai ad asserire.
«Ti sei fatto qualche idea?».
«Onestamente?».
Annuì con la testa.
«No».
«Accidenti!».
«Voglio dire … non c’è una
spiegazione logica fino a questo punto. Lei ha detto di aver visto un’ombra
fuori dalla finestra e di averla vista brillare … ma ho controllato
personalmente e non c’è niente di sospetto».
«Papà, noi andiamo a fare una
passeggiata» ci interruppe Bianca. Affianco a lei c’erano Katia, ancora visibilmente scossa, Fabio e Andrea.
«Ok, ma …».
« … State attenti» ultimai.
«Che c’è, mi rubi il lavoro?».
Sorrisi e poi dissi: «No, figuriamoci.
Mi è venuto d’istinto» e scoppiai in una risata imbarazzata.
Scrutai intensamente i quattro
lasciare la stanza e con lo sguardo lì seguii mentre si allontanavano dalla
baita. Nei pressi c’era un piccolissimo boschetto, poco profondo e poco grande,
nel quale crescevano più o meno rigogliose piante di bacche e fiori poco belli
da regalare ad una donna.
«Non essere triste, Katia».
Bianca camminava spalla a spalla con la ragazza cercando di consolarla, ma il
respiro di questa non accennava a diminuire di intensità. Era affannata,
impantanata, poco lucida e aveva uno sguardo spiritato, intenso, quasi
spaventoso.
Fabio e Andrea camminavano avanti
e parlottavano tra di loro, per quanto un ventenne ed un bambino di cinque anni
potessero continuare a farlo.
«Mi allontano un attimo» disse la
ragazza.
«Uh? Dove vai?» le domandò Fabio.
«Ho visto un piccolo laghetto
artificiale qui vicino. Voglio sciacquarmi il viso, se non vi dispiace».
«No, fa pure, ti aspettiamo, ma
sta attenta».
«Tranquillo, torno subito.».
Katia si allontanò, percorse
pochi metri nella boscaglia e arrivò nei pressi del laghetto. Si sciacquò il
viso e trovò anche il tempo per dissetarsi, ma quando riaprì gli occhi, avrebbe
voluto chiuderli per rimuovere la visione che si trovò davanti agli occhi.
«Lasciami! Perché lo fai?!» urlò
la donna in preda all’agonia.
Fabio e Bianca accorsero subito,
seguiti da Andrea.
«Lasciala, bastardo!» urlò violentemente
Fabio. Tentava di essere il punto di riferimento del gruppo. Si avvicinò al losco
figuro che aveva intravisto tra i rami secchi e le foglie cadenti a penzoloni,
un uomo dall’altezza imponente, avvolto in un mantello nero e con indosso un
passamontagna senza buchi per gli occhi. Probabilmente poteva vedere attraverso
il tessuto. Fabio scattò in avanti, ma il risultato fu che l’uomo si trascinò
Katia e si dileguò nel boschetto senza alcun problema.
«Oh mio Dio!» esclamò Bianca. «E
adesso?».
«Andiamo da papà!».
Le urla di Fabio erano assordanti
e la sua bocca era dilaniata in un concentrato di fatica, terrore e paura.
«Papà! Alex! Hanno rapito
Katia!».
Oltre a noi accorsero tutti gli
altri abitanti della baita. Alle urla seguirono versi di stupore, domande di
ogni tipo che però vennero stoppate immediatamente da Flavio, il quale cercava
di capire in modo più chiaro possibile cosa stesse succedendo. In quei minuti
di racconto Fabio raccontò che Katia si era allontanata per pochi secondi e che
era stata presumibilmente attaccata dall’assassino di Sandro. Poi lui voleva
salvarla, ma non aveva fatto in tempo ad inseguire l’aggressore.
«E’ un bel guaio. Potrebbe
mietere una seconda vittima» commentai.
«Hai ragione» disse Flavio
guardandomi negli occhi. Poi distolse lo sguardo e scrutò l’orizzonte. «Cerchiamo
di trovarla. Il tempo potrebbe non bastare più».
Passammo ore a cercarla in quel
boschetto. La fame si faceva sentire e il sudore ci aveva imperlato la fronte
talmente tanto che era diventata uno specchio nel quale il sole si rifletteva.
«Non ce la faccio più» era la
frase più frequente, ma smise di esserla quando ci accorgemmo che Katia era
sotto di noi. Barbara inciampò in qualcosa di pesante e di ingombrante che la
fece cadere in ginocchio. Trovammo il corpo di Katia, straziato e dilaniato nel
dolore, con profonde ferite alla testa.
Era stata barbaramente uccisa e
adesso giaceva tra le mie braccia come la prima delle donzelle che potevano
essere salvate. Il fantasma incandescente aveva colpito ancora.
ANTICIPAZIONE EPISODIO 48: Giù la maschera, omicida! Tutti gli indizi portano ad una sola persona. Il colpevole è ...
ALEX FEDELE EPISODIO 48 - I DELITTI DEL FANTASMA INCANDESCENTE(3°parte). Solo qui a partire dal 28/07/2012! NON PERDETELO PER NESSUNA RAGIONE!
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