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sabato 19 maggio 2012

Alex Fedele: Guerra al clan(2°parte)#38(seconda stagione)


GUERRA AL CLAN(2°Parte)
Cos’è successo nella prima parte: All’ufficio di Flavio arriva un uomo insicuro, goffo e distratto che vuole riprendere i rapporti con sua moglie. Il problema però è che non parla con lei da quindici anni e nel frattempo la donna si è trasferita ad Udine, così ci incarica di trovarla, visto che lui non ha la più pallida idea di dove sia. Andati ad Udine però, all’indirizzo del suo posto di lavoro, scopriamo che non che la signora Draschi non lavora lì. Cerchiamo allora su elenchi telefonici e svolgiamo alcune ricerche, ma niente. La donna sembra sparita.

Sigla di oggi: "Stay" by Simply Red



CAPITOLO III – Qualcosa di poco normale

L’aria tiepida della sera svolazzava sui nostri corpi mentre ci rilassavamo in macchina. Flavio si fermò vicino ad una vista panoramica di una piccola frazione montana della città. Posteggiata la Croma, scese a fumare una delle sue sigarette, mentre Baselli, dopo esser rimasto per un secondo in auto, decise di accettarne una anche lui.
«Sa, di solito non fumo. Ho smesso da circa dieci anni».
«Non si smette mai di fumare, mi dia retta».
«Perché dice così?».
«Sa com’è» disse Flavio inalando la nicotina «esperienza personale. Ho provato a smettere almeno cinque volte negli ultimi tre anni e indovini un po’? Mai riuscito».
«Davvero? Secondo me è anche questione di volontà».
«Non dica sciocchezze. E’ come per la dieta. La forza di volontà può esserci quanto vuole, ma in questo caso conta solo in piccola parte».
«Che conversazione interessante» dissi interrompendoli.
«E di che vuoi parlare?» mi chiese Flavio beffardo, mentre inalava ancora del fumo.
«Vediamo … del caso per esempio? Siamo ad un punto morto».
«Lo so, e allora?».
«Allora dobbiamo fare qualcosa».
«Qualcuno una volta disse che per avere il sereno devi attraversare la tempesta».
Quelle parole di Flavio mi colpirono in modo tremendamente innaturale. Che bastasse un panorama leggermente suggestivo ed una sigaretta per far fuoriuscire il suo animo sentimentale?
«Potremmo provare a casa sua, che ne dite?» chiese timoroso Baselli.
Io e Flavio ci guardammo in faccia, dopodiché i nostri occhi cercarono quelli di Baselli.
«Ma guarda che idiota! Ha il suo indirizzo e ce lo dice adesso?» affermò Flavio rabbioso gettando la sigaretta a terra e calpestandola con la suola.
«M-mi dispiace …» tentò di giustificarsi.
«Signor Baselli, con tutto il rispetto» dissi mentre fingevo di stare tranquillo «lei è sveglio come un cuscino!».

Prima di andare all’indirizzo della signora Draschi, la moglie di Baselli, ci fermammo per la benzina. Altri cinquanta euro e passò la paura. Dopodiché ci avvicendammo. Baselli ci aveva indicato un indirizzo molto defilato dal centro di Udine, direi quasi in piena campagna. Molto probabile è che senza accorgercene uscimmo anche fuori città. Non sembrava più l’Udine in cui avevamo vissuto fino ad allora.
I palazzi avevano lasciato ampio campo ad alberi nettamente storpi e malconci, mentre lo straordinario paesaggio si era tramutato in angusto palcoscenico sul quale la facevano da padrone vento battente, terriccio umido e ombre allungate tanto spaventose da far apparire assassini come agnellini.
«Dove diamine è venuta ad abitare sua moglie? Al confronto Alcatraz è una piacevole villeggiatura» osservò Flavio.
«Eh eh eh … non ha tutti i torti» disse Baselli. Per poi continuare con «anche i parenti gli hanno detto di non venire qui, eppure non c’è stato nulla da fare. Ha la testa dura».
«La testardaggine è un brutto difetto» osservò Flavio.
«Dice?».
«Sicuro. E’ uno dei difetti più brutti che si possano avere. Ti rende impulsivo e con vedute abbastanza ristrette a mio avviso, non crede?».
«Be’, da ragazzino ero testardo anch’io».
«In che senso, dice?».
«Deve sapere che i miei genitori, inizialmente, non avevano piacere di Arianna. Anche lei è figlia di una famiglia umile, mentre mio padre e mia madre volevano che sposassi la figlia di una nostra amica di famiglia, la quale economicamente poteva permettersi cose che all’epoca erano considerate un lusso».
«E lei ha sposato Arianna» intervenni.
«Certamente».
«Ci furono conseguenze?».
«Quando la portai a casa mio padre andò su tutte le furie. Ricordo che diede un pugno così forte al muro che si ruppe una mano e non poté lavorare per un mese».
«Violento?».
«No, impulsivo all’ennesima potenza, ma non mi ha mai picchiato».
«Che fine ha fatto poi la donna che doveva sposare?» domandò Flavio tenendo ben saldo il volante.
«E’ morta qualche anno fa».
«Come mai?».
«Overdose di cocaina. Non era mai stata una ragazza seria. Si figuri che già alle superiori aveva la fama di essere una grande …».
«Ci risparmi i particolari» disse Flavio scucendo un risolino. «Era molto ricca?».
«Di famiglia sì. Poi aveva litigato furiosamente con la madre, sposato un tossicodipendente che la picchiava ogni santo giorno e fatto la poco di buono in mezzo a molte strade di periferie».
«E poi morì … giusto?».
«Esatto. Andò a casa di un cliente piuttosto facoltoso che le aveva chiesto di sniffare della cocaina per eccitarlo di più. Il suo fisico non ha retto e il resto è storia».
«Che schifo» dissi disgustato.
«E’ stata la mia stessa identica reazione, ragazzo».

La Croma cominciava a rallentare la propria andatura andando di pari passo con la densità di terriccio presente al suolo. Grandi alberi decisamente spaventosi si ergevano ai lati della via conferendo al posto in questione un aspetto lugubre e sicuramente poco raccomandabile. Ad un tratto mi parve di esser finito in un film horror tratto da un romanzo di Stephen King, ma poi la ragione sovrastò l’immaginazione e la realtà la fece da padrone.
Il vento si faceva sempre più battente e rendeva difficoltosa la guida. Baselli continuava a scusarsi in un monito di lamentele sempre più patetiche. Poi ad un tratto sentimmo un tonfo e il piede di Flavio, per quanto grosso e forte, non riuscì a mettere energia sull’acceleratore e così ci ritrovammo bloccati nel bel mezzo di quel pantano.
«Ci mancava solo questa» disse lo stesso Flavio con frustrazione.
«Che succede?» domandai.
«Che succede?» scimmiottò. «Si è fermata la macchina. Secondo te, cos’altro può essere successo?».
«Siamo nervosetti?».
«Ok, siamo fermi in una città che non conosciamo, con la macchina fuori uso, in un pantano, cercando una fantomatica donna di cui non vi è traccia, né indizio e senza sapere la nostra metà» poi si fermò un attimo «come diamine potrei non essere nervoso?».
«Intanto individuiamo il guasto. Può essere che sia qualcosa che sappiamo riparare» osservò Baselli.
«Lei non parli nemmeno. I ventimila d’euro che mi ha anticipato sono anche pochi in confronto a ciò che stiamo passando da quando abbiamo accettato l’incarico».
Scendemmo dalla macchina in preda al panico e questo si accentuò quando anche la pioggia battente fece lo stesso. Eravamo bagnati fradici, con una macchina ferma in una zona davvero poco allegra.
«Forse posso …» provò a dire Baselli, ma fu subito stoppato da Flavio.
«Non mi dica che ha un’auto nuova nel taschino?».
Finse una risata, poi disse: «Lei è sempre così pessimista?».
Flavio gli lanciò un’occhiataccia, poi si rivolse a me che avevo alzato il cofano per vedere di cosa si trattasse il guasto all’auto.
«Ci capisci qualcosa?».
«Be’ … dopo analisi accurate e qualche ipotesi, posso affermare che … non ci capisco nulla».
«Bella roba. Che razza di situazione! Non c’è nemmeno una … una cabina telefonica o qualcosa che possa aiutarci a telefonare per chiedere aiuto. E ormai ci siamo allontanati troppo dalla città per tornare a piedi».
«Già, a meno che tu non ti chiami Usain Bolt».
«Sei sempre così spiritoso oppure hai preso una laurea per questo?».
«Dottor Alex Fedele. Specializzato in risata e risolini».
Non mi rispose nemmeno e si voltò verso Baselli. «Senta» lo interpellò «come va il suo cellulare? Perché i nostri sembra che non prendano».
«Nemmeno il mio» disse questi estraendo un vecchio Nokia. «Non c’è campo».
«Ci finisco io al campo! A quello santo però, se continuo a fare questa vita!».
Ad un tratto sentii uno strano rumore, una sorta di scricchiolio. Non saprei descriverlo in modo accurato e minuzioso, ma sicuramente posso dire che si trattava di qualcosa di sospetto. Mentre avevo la testa “infilata” nel cofano dell’auto, sentivo puzza di benzina, ma non puzza normale. Era un aroma troppo forte, troppo sgradevole
Mi allontanai dall’auto in modo cauto e vidi Flavio che smise di battibeccare con Baselli. Ora entrambi guardavano me ed io tenevo lo sguardo fisso sull’auto che non mi era mai apparsa così spaventosa come in quel preciso istante.
Poi un piccolo botto ed il fuoco padrone della scena. La Croma era stata completamente avvolta dalle fiamme.
«La mia auto!» urlò a squarciagola Flavio. Voleva avvicinarsi, ma dovetti trattenerlo e allontanarmi a mia volta, in quanto il fuoco cominciava a prendere terreno e ad espandere il proprio raggio d’azione. Baselli guardava imperterrito la scena come se fosse uno spettatore di un qualche film trasmesso in tv. Nelle nostre pupille brillava il luccichio delle fiamme. Quelle fiamme consentivano ai brutti ricordi di venir fuori e ci faceva riflettere sulla nostra situazione. C’era qualcosa che non quadrava. Ormai era palese, qualcuno voleva eliminarci. L’auto non aveva certo preso fuoco per caso e sarebbe improbabile pensare ad un surriscaldamento proprio con quelle determinate condizioni atmosferiche. Ma il mistero più grande riguardava Baselli. Dov’era sua moglie?

 ANTICIPAZIONE EPISODIO 39: Nulla è come sembra ... e mai frase fu più adatta! Un caso all'apparenza delicato e solo leggermente impegnativo si trasforma in una papabile carneficina. Perchè a vincere sarà il più forte .... ALEX FEDELE EPISODIO 39! GUERRA AL CLAN(3°Parte). Solo qui a partire dal 26 Maggio 2012! NON PERDETELO PER NESSUNA RAGIONE! 

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